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Parliamo del fenomeno della «povertà educativa»

Più di un milione di bambine, bambini e adolescenti vive in povertà assoluta in Italia; un quindicenne su quattro - secondo le ultime ricerche della ong Save the Children - non supera il livello minimo di competenze in matematica e uno su cinque in lettura. Quasi la metà dei minori tra i 6 e i 17 anni (48,6%) non ha letto neanche un libro oltre a quelli scolastici nel corso di un anno, il 55,2% non ha visitato un museo, il 45,5% non ha svolto alcuna attività sportiva e sono circa 425 mila i ’disconnessi’ da Internet, ovvero quelli che non hanno mai avuto accesso alla Rete. Il 15% degli adolescenti non prosegue gli studi dopo il diploma delle medie. Parliamo del fenomeno della «povertà educativa», che verrà combattuto anche attraverso uno speciale fondo pubblico, il Fondo sulla Povertà educativa minorile, costituito per la prima volta con l’ultima Legge di Stabilità, alimentato dalle fondazioni di origine bancaria con un budget annuale di 100 milioni di euro per tre anni.

Del modo migliore per utilizzare queste risorse e questo strumento se n’è parlato oggi a Roma, in un convengo organizzato a Roma, presenti tra gli altri il Presidente del Senato Pietro Grasso, il Sottosegretario della Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, il Vicepresidente della Commissione Parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza Sandra Zampa e il professor Enrico Giovannini, Professore ordinario di statistica economica all’Università di Roma Tor Vergata. In cui si è ricordato che la povertà educativa, intesa come la mancanza da parte dei bambini e degli adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni, è una condizione nella quale i più piccoli non solo sono deprivati delle stesse opportunità dei loro coetanei, ma vivono anche maggiori limitazioni dal punto di vista emotivo, nelle relazioni con gli altri e nella scoperta di se stessi e del mondo.

Per Save the Children, occorre un piano strategico e sinergico per lo stanziamento delle risorse che presti attenzione alle realtà territoriali dove il fenomeno ha una maggiore concentrazione, per dare vita a vere e proprie ’comunità educanti’. Poi, servono interventi su base comunitaria ma anche individuale, come sostegni educativi personalizzati per i bambini e gli adolescenti che sono in povertà assoluta. Infine, occorre impostare un sistema di monitoraggio e valutazione, attraverso soggetti indipendenti, che misuri l’impatto degli interventi sui beneficiari diretti e sulla comunità. In generale, l’organizzazione ha lanciato in Italia la campagna “Illuminiamo il Futuro”, finalizzata a sconfiggere la povertà educativa attraverso obiettivi nazionali da raggiungere entro il 2030, parallelamente ad un intervento programmatico sul territorio, con l’apertura in 8 regioni italiane di 16 punti luce, centri ad alta densità educativa nei quartieri più svantaggiati di alcune città italiane.

Per Claudio Tesauro, presidente di Save the Children, «è fondamentale che le risorse stanziate vengano utilizzate all’interno di un piano organico, evitando una dispersione di risorse che il nostro Paese non può assolutamente permettersi»,. Concorda il presidente del Senato Pietro Grasso, secondo cui «il Fondo è una opportunità che non va sprecata: occorre un piano coerente, che metta a frutto il meglio delle esperienze accumulate e che sappia intervenire sul territorio e sulle comunità, perché per educare un bambino ci vuole un villaggio intero».


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