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LA RESILIENZA

Perché bambini ad alto rischio di devianza, dovuto a problemi famigliari e/o sociali, possono avere uno sviluppo positivo, oppure adulti che nonostante abbiano vissuto nella vita guerre, violenze, abusi o incidenti, trovano un equilibrio che li porta ad avere un’esistenza gratificante?

Gli studi sui percorsi di sviluppo compiuti da bambini che pur vivendo in un ambiente familiare o sociale fortemente a rischio ed essendo sottoposti a gravi stress, riescono a superare in modo adeguato le crisi e raggiungono un livello di sviluppo normale hanno permesso di individuare alcuni individui resilienti, ovvero che presentano un’ottima capacità di adattarsi positivamente all’ambiente, nonostante l’esposizione a fattori di rischio.

Il riscontrare in queste persone una possibilità di miglioramento ha aperto un ambito di studi sulla conoscenza di quei fattori di protezione che possono favorire uno sviluppo adeguato, spostando l’ottica dall’analisi sui motivi che determinano una fonte di disagio, ovvero sulla mancanza e sulla vulnerabilità verso l’indagine e successivamente la presa in carico e cura di quelle risorse individuali e famigliari che consentono alla persona di integrare le proprie risorse con i propri limiti e comprendere che l’esperienza traumatica che pur rimane iscritta nel profondo dell’animo, può divenire un occasione formativa di crescita personale (Malaguti, 2005).

Il termine resilienza per come ha iniziato ad essere usato in psicologia da Werner e Smith è in realtà una metafora di un fenomeno misurabile in fisica, ovvero dell’attitudine di un corpo a resistere senza rotture in seguito a sollecitazioni esterne brusche o durature di tipo meccanico (Devoto, 1971). Un significato equivalente e riscontrabile anche in altre discipline.

In biologia la resilienza è la capacita di auto-ripararsi dopo un danno, mentre in ecologia tanto più un ecosistema è dotato di variabilità dei fattori ambientali, tanto più le specie che vi appartengono sono dotate di un’alta resilienza. Nel linguaggio informatico la resilienza di un sistema operativo è rappresentata dalla capacita di adattamento alle condizioni d’uso e di resistenza all’usura.

Il termine, traslato dalla fisica, dalla biologia e dall’informatica viene utilizzato dalla psicologia e dalla sociologia per indicare la capacita di un individuo di resistere agli urti della vita senza spezzarsi o incrinarsi, mantenendo e potenziando inoltre le proprie risorse sul piano personale e sociale (Oliverio Ferraris, 2003). La resilienza può quindi essere considerata come la capacità di affrontare eventi stressanti, superarli e continuare a svilupparsi aumentando le proprie risorse con una conseguente riorganizzazione positiva della vita (Malaguti, 2005).

Alcuni autori la considerano un tratto esclusivamente personale, altri invece sostengono non sia innata, ma ritengono che possa essere incrementata e sviluppata nel tempo attraverso l’interazione di fattori biologici, psicologici e sociali.

La resilienza sembra comprendere tre grandi competenze: la capacità di superare lo svantaggio ed il rischio, la capacità di resistere allo stress e la capacità di ripresa dal trauma (Masten, Best e Garmezy, 1990). I fattori di protezione giocano un ruolo fondamentale nel contrastare gli effetti negativi delle circostanze di vita avverse, favorendo un adattamento positivo e potenziando quindi la resilienza. Sembra perciò che i fattori di protezione possano essere considerati l’esatto opposto dei fattori di rischio (Stouthamer-Loeber, 1993).

Differenti ricerche hanno indicato l’esistenza di tre macro aree di fattori protettivi: caratteristiche individuali, ambiente famigliare e il contesto sociale allargato (Masten, 1994; Rutter, 1987; Werner & Smith, 1992). Relativamente all’individuo i fattori di protezione consistono nell’autonomia, nel senso di fiducia personale, apertura alle relazioni sociali, capacità di risolvere i problemi e prendere decisioni, porsi degli obiettivi ed essere in grado di raggiungerli.

Perché una persona sviluppi resilienza è inoltre fondamentale che sperimenti una figura di riferimento positiva dentro e fuori dalla famiglia, abbia la possibilità di fare delle esperienze che aumentino la propria autostima e autoefficacia (Losel, 1994). È altresì importante che un bambino si senta protetto dalla famiglia di fronte a situazioni di disagio e sperimenti un forte legame affettivo e di unione non solo con i genitori ma anche con i parenti, amici e il vicinato, si costruisca cioè fin da piccolo una fitta e solida rete sociale. Una comunità competente infine, riesce ad effettuare degli interventi di promozione del benessere favorendo la coesione sociale, la partecipazione e la solidarietà.

Per sintetizzare o organizzare le numerose qualità resilienti individuate nel corso degli anni da differenti studiosi Burns (Burns, 1996) ha individuato quattro macro aree relative a autonomia, capacita di problem solving, abilità sociali, propositi per il futuro.

http://www.ubiminor.org/interventi/metodi-teorie/141-la-resilienza.html


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