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Salvare i ragazzi da un destino carcerario. Un progetto australiano

C'è la fotografia di una sorridente bambina dalle guance rosee appesa al muro, dalla finestra si vede una prospettiva di rotoli di filo spinato, si profila attraverso un vetro inciso con i segni e i graffi che di solito si vedono sui treni che hanno subito vandalismo.

Nello stretto corridoio esterno è appeso un cartello con le indicazioni per la prossima visita dal parrucchiere. Vengono precisati i soli due stili consentiti: "Taglio posteriore corto e rasatura ai lati, oppure taglio da equipaggio . Se non avete ancora deciso e comunicato la scelta, non chiedete nemmeno di andare dal parrucchiere".

Siamo in piedi nella stanza di "Sam" presso il Centro Giustizia Minorile Frank Baxter a Kariong, sulla costa centrale del New South Wales, in Australia.

Il più grande penitenziario nel NSW, un complesso carcerario interamente maschile, ospita anche 80 adolescenti con accuse che vanno dall’omicidio all’omicidio colposo, dal furto d’auto alla violenza sessuale.

tre generazioni di una stessa famiglia erano dietro le sbarre allo stesso tempo: due ragazzi detenuti, il padre e il nonno

Gli ultimi dati dipartimentali mostrano che quasi la metà ha o ha avuto un genitore in carcere, mentre oltre il 60 per cento finirà in una prigione per adulti entro i 10 anni successivi all’uscita dal sistema della giustizia minorile.

In un caso sorprendente, tra quelli analizzati dagli esperti, tre generazioni di una stessa famiglia erano dietro le sbarre allo stesso tempo: due ragazzi detenuti, il loro padre e il nonno. Tutti in carcere nello stesso momento.

Il governo dello Stato confida nei risultati di un importante finanziamento per i prossimi tre anni dedicati a un programma di mentoring, gestito da organizzazioni non-profit chiamato, “Shine For Kids”, finalizzato a contenere quel percorso apparentemente naturale che porta dal centro di detenzione minorile al carcere per gli adulti.

Si tratta di un progetto pilota a lungo termine, che presto “arruolerà” anche veterani di guerra come mentori. È stato pensato per fermare autori di reato minorenni, come Sam, dal “candidarsi” per l'intera vita a un destino carcerario, abbinandoli a mentori volontari che forniscono loro guida e una dedizione tenace.

A dirla in modo tranquillo e sfacciato, è difficile comprendere gli episodi di criminalità grave e violenta che ha portato il diciottenne Sam in stato di detenzione. Lui è uno dei ragazzi più fortunati, con una famiglia a casa alle spalle, con genitori che gli fanno visita una volta alla settimana, portando con loro anche sua figlia di un anno.

"Mio padre era veramente arrabbiato" ha raccontato Sam. "Avevo più paura di lui che di venire qui".

Sam non ha nessuna intenzione di tornare di nuovo in carcere. Il suo mentore crede che sia ormai abbastanza forte per camminare con la schiena dritta, senza commettere più reati.

"Ci sono nomi molto familiari che arrivano qui " spiega il mentore di Sam, J. Carroll, prima di raccontare dei tre giovani che ha incontrato. "Se è tutto quello che sanno questi ragazzi è arrivato da genitori e parenti del genere, che cosa ci si può aspettare da loro?"

supplendo spesso al vuoto di un genitore assente, i mentori rimangono a contatto con il giovane autore di reato fino a sei mesi dopo il rilascio

Carroll, che era un agente nel sistema della giustizia minorile, prima di diventare un mentore, spera che l'espansione del programma contribuirà a spingere ancora più uomini a diventare mentori. Attualmente, la maggior parte dei volontari sono donne.

Supplendo spesso al vuoto di un genitore assente, i mentori rimangono a contatto con il giovane autore di reato per un massimo di sei mesi dopo che questi ha concluso il periodo di detenzione. Lo aiutano in tutto, dal trovare una casa al cercare il certificano di nascita per fare richiesta della patente di guida.

"Cerchiamo anche di portarli a spendere i soldi che hanno guadagnato in carcere con oculatezza, perché tutto quello che i ragazzi vogliono fare, una volta fuori, è di bruciare i risparmi per una macchina o per un cellulare di ultima generazione”.

"Dico loro: dovete risparmiare i vostri soldi per mangiare - non è che potete poi mangiarvi un telefono “al sangue”.

I problemi familiari, come affrontare la relazione impegnativa con la fidanzata, come affrontare la vita al di fuori del carcere, sono i principali temi di discussione tra il giovane e il mentore.

"La cosa più bella che mi sia successa con uno di loro, è stato quando mi ha chiamato mamma" ha detto Carroll. "Non sono la tua mamma, gli ho risposto. Tu hai già una mamma. Beh, ha commentato lui, allora tu sei la mia seconda mamma ".

In un’altra ala della prigione, Kyle siede su un letto a castello in una stanza decorata da ritagli di giornale raffiguranti immagini di giocatori di rugby.

Kyle è entrato per la prima volta nel sistema penale quando aveva appena 12 anni, per aver rubato una macchina. Dopo aver scontato la sua pena, è stato coinvolto in una rapina a mano armata.

Cresciuto dai nonni, poiché i suoi genitori avevano lasciato la sua città natale per trasferirsi a Sydney - Kyle ha raccontato di essersi messo nei guai dopo aver iniziato a frequentare dei cugini che commettevano reati.

In una classe vicina, due giovani detenuti sono curvi sulle loro scrivanie, stanno finendo i loro compiti. A differenza di Sam e Kyle, appaiono nervosi e a disagio. Gli abbiamo chiesto da quanto tempo siano dentro, entrambi rispondono che sono in attesa di condanna.

le cicatrici emotive si trasformano spesso in autolesionismo

Tra i dati che più colpiscono, ci sono quelli che si riferiscono al livello di traumi che hanno sperimentato, sei su dieci hanno vissuto, da minori, qualche forma di abuso.

Alcuni dei detenuti portano sulle loro teste le cicatrici fisiche degli abusi subiti.

Le cicatrici emotive si trasformano spesso in autolesionismo.

"Uno di loro ha preso della carta, l’ha inumidita e asciugata fino a quando non è stata abbastanza affilata e dura da poter essere usata ocme una lama" ha detto un membro dello staff.

Per quanto riguarda i reati, Carroll ammette che questi stanno diventando molto più gravi rispetto al periodo in cui lavorava come agente nel sistema di giustizia minorile.

"Un tempo i reati prevalenti erano i furti, oggi c’è più violenza" racconta.

I responsabili della giustizia dello Stato, affermano che molti giovani in difficoltà avrebbero bisogno di una figura genitoriale forte e un po ' "dura”, di una guida onesta cui potersi rivolgere. A questa mancanza si rivolgere il programma di mentoring, con l’obiettivo di ridurre la recidiva.


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